29 dicembre 2013

Il cinema Jolly, il mio commento al post di Tamburini (Pdl)

L'articolo di QuiLivorno è questo: "Se vuoi fare come cavolo ti pare, vieni a Livorno. " 
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Il cinema Jolly è una testimonianza storica della nostra città, scampata ai bombardamenti "alleati" e ai seguenti settant'anni di incuria.

Logico proporre di questi tempi, all'apice di quella lotta di classe al contrario, estremamente favorevole al miope guadagno privato, la morte della utilità sociale di questa struttura con la sua trasformazione nella ennesima cattedrale consumistica.               
                                            
Il Jolly deve diventare il teatro della commedia livornese, una pianta stabile, un polo d'attrazione turistica da affiancare al Vernacoliere, che tanto di noi livornesi ha dato al mondo.

I livornesi, dei libertari, con buona pace di qualcuno venuto qui per stemperare questa vena.
                                                           
Andrea Petrocchi              

25 dicembre 2013

Quali volumi zero

Sbagliano le nostre istituzioni pubbliche quando ci amministrano col metro dei privati, assimilando l'insieme formato dalla città e dalle persone che ci vivono dentro con quello della grande azienda e dei suoi dipendenti.

Così come sbaglia la politica quando si barrica nei fondamentalismi, nei neologismi che inscatolano una visione nel suo estremo assoluto, negando la mediazione con quello che via via ci porta il caso specifico.

Cosa vuol dire essere un ambientalista? bloccare un progetto in grado di migliorare la vita di un intero rione per non abbattere un albero possiamo definirlo un atto sano?

E i fan dei volumi zero?

Io credo che il sestante del buon amministratore pubblico sia il miglioramento della quotidianità dei suoi concittadini, condito con un sano disprezzo per tutto il resto, l'andare a incidere dove la geografia urbana si porta dietro gli errori di progetti sbagliati, che si ripercuotono nella quotidianità dei residenti, complicando le loro vite.

Non sarebbe allora meglio costruire di nuovo, spalmando in orizzontale quello che è stato erroneamente costruito in verticale, e magari comprare e abbattere per farne piazze quei mostri di cemento armato che deturpano le periferie, per evitare che altri negli anni proseguano l'involuzione sociale caratteristica di quei quartieri.

Perché uno sbaglio è uno sbaglio, e il darci un taglio in barba alle logiche del profitto sarebbe più che rivoluzionario.

#volumizero

21 dicembre 2013

#laeffetv - Lo slancio erotico dei Feltrinelli

Sono un lettore notturno, e questa mia caratteristica mi porta alle volte in determinate situazioni, più precisamente al rivegliarmi dopo degli assopimenti domandandomi se quella tale cosa l'ho letta o se la stavo sognando.

Una di queste esperienze l'ho avuta con un presunto articolo su Bertinotti e sulla attrattiva pseudo erotica che deve avere la sinistra per riuscire ad attrarre a se le masse. Ho provato più volte sui motori di ricerca ma quel pezzo non viene fuori, ho quindi più di una possibilità di essermelo sognato.

Ecco, questo articolo, che non so se è davvero di Bertinotti o piuttosto frutto dei miei contorcimenti mentali, questo avere per il progresso, le libertà e gli altri stilemi della sinistra lo stesso slancio che prova Pierino guardando la Fenech dal buco della porta è un discorso che condivido appieno.

È strano che sui think thanker che seguo io, che è roba abbastanza pionieristica, non si sia ancora iniziato a parlare de "La F", il canale della Feltrinelli sul digitale terrestre, perché sono convinto che da quelle parti, in aperta antitesi sugli altri canali, si stia iniziando a trasmettere qualcosa del genere.

Canale 50, e date un'occhiata al suo palinsesto.

#laeffe

17 dicembre 2013

Circoscrizione 3: com'è andata la conferenza stampa con l'Uaar sui finanziamenti regionali alle scuole paritarie

Questo post segue quest'altro:

Questa mattina abbiamo presentato un comunicato congiunto Sel Livorno e Uaar Livorno, quello che avevo anticipato giorni addietro.

Presenti alla conferenza stampa il sottoscritto e Lina Sturmann per l'Uaar, la conferenza ha avuto luogo alla circolazione 3 in quanto il documento presentato prosegue una mia interrogazione persentata al relativo consiglio alcuni mesi fa, dalla quale sono emersi gli importi degli stanziamenti che sono poi finiti per essere le linee guida del cominicato.

La conferenza è partita con un commento all'articolo pro paritarie apparso su La Nazione di sabato scorso, del quale abbiamo stigmatizzato la falsa universalità da parte delle paritarie locali (tutte confessionali) aperte ai figli degli atei, cosi' come specificato dall'articolo, ma non alle famiglie confessionalmente differenti da quelle cattoliche.

Altro commento riguardo la sperequazione dei risparmi per lo Stato sempre riportata nell'articolo, che non tiene conto del parallelo solidale fra chi deve pagare la retta (che non è corteggiata nell'articolo) e chi no. Difatti in un trafiletto a fianco della traccia principale si leggono due cifre molto distanti fra loro, rappresentanti i costi annuali a carico dello Stato per uno studente della scuola statale e della parificata.

Si tratta di un rapporto confezionato a uso e consumo dei liberisti nostrali, difatti detti conteggi non tengono conto del fatto affatto trascurabile che "lo Stato" siamo noi, e che il lasciare che siano le famiglie "interessate", ovvero quelle con figli in età scolastica, a saldare la differenza pagando la retta significa ne più ne meno privatizzare quello che è il più grosso valore sociale di una nazione: la scuola statale.

La signora Sturmann ha inoltre giustamente specificato che i conteggi espressi nell'articolo non tengono conto degli alti costi che lo Stato (sempre noi) giustamente investe nel sostegno ai ragazzi che hanno problemi, sostegno che pare sia negato nelle parificate, che tradotto in termini economici significa risparmi sugli investimenti in personale dedicato che evidentemente vanno ad allargare la forbice fra i saldi riportati in articolo, che quindi a maggior ragione ci sentiamo di criticare.

Da li abbiamo mosso una critica al principio di sussidiarietà in salsa confessionale, tipico italiano, e la conclusione che l'intero impianto di quell'articolo va rovesciato riportandolo al seguente assunto:

« Ogni euro dato alle paritarie è un euro tolto alla scuola statale.»

Siamo quindi entrati nel dettaglio di quanto affermato descrivendo il comunicato stampa, che replico di seguito:


COMUNICATO STAMPA:

Sono 105 i bambini livornesi rimasti fuori quest'anno dagli asili nido comunali, 105 coppie di genitori costrette dai tagli alla spesa pubblica a risolvere "con creatività" il conflitto fra i diritti del loro bambino e i doveri del lavoro. Alcune di queste coppie possono contare sull'aiuto di nonni e zii, ma per molte altre la scelta obbligata è il nido dei privati, con rette attorno ai 500 euro mensili. Perché il Comune non trova le risorse per eliminare le liste di attesa degli asili nido? La risposta che ci viene data è che ci sono i tagli, che mancano i soldi. Non è proprio così: ad esempio nel 2012 il Comune ha erogato (da fondi regionali) un contributo di euro 101.865,00 a 12 scuole paritarie livornesi, cifra ritoccata al rialzo quest'anno: 103.016 euro per precisione. Da quando con la legge 62/2000 il governo D’Alema le fece entrare nel sistema pubblico le scuole paritarie ottengono ogni anno milioni di euro, e parte di questi stanziamenti arriva a Livorno, ribadiamo i 103.016 euro del 2013. Perché le scuole paritarie, che già fanno pagare rette notevoli, che non pagano né ICI, né IMU, che in virtù della loro confessionalità sono tutt'altro che universali devono venire prima dei nido comunali? A chi giova? Un esempio pratico ci mostra con la lucidità dei numeri la portata di questo problema: da dati ricavati è possibile affermare che se quei 100.000 euro fossero stornati verso i nido comunali il comune potrebbe assorbire un terzo dei bambini rimasti fuori dalla lista, permettendo così a molte coppie che non possono accedere ai privati uno sviluppo corretto della socialità del loro bambino attraverso il tempo passato coi suoi simili piuttosto che con gli anziani di casa. Siamo convinti che lo Stato di diritto, per potersi definire tale, debba tutelare i più deboli, e siamo certi che i bambini abbiano il diritto superiore di crescere in modo armonico insieme ai loro compagni, nessuno escluso. I soldi per i nido comunali ci sono, solo che vengono impiegati male, e i centomila euro (l'anno) le paritarie li vadano a chiedere ai finanziatori privati, come accade nel resto del mondo.


AGGIORNAMENTO: A riguardo allego copia dell'articolo apparso su Il Tirreno, quotidiano locale.




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#articolo33
#Uaar


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14 dicembre 2013

Circoscrizione 3: La strana storia della fontanella di viale della Libertà

Questo post segue quest'altro.

Viviamo tempi bislacchi, nei quali la norma di chi deve amministrare pare sia quella di procrastinare tutte le opere di un certo richiamo alla fine della legislatura (io lo avevo detto che finiva così), nella speranza che l'immediatezza a ridosso della tornata amministrativa possa cancellare con un colpo di spugna la desertificazione della gestione dei cinque anni precedenti. E il bello è che la gente se la beve pure, nella bovina speranza di stare assistendo a una svolta durevole e non al solito bailam pubblicitario.

Eppoi vuoi mettere l'importanza di queste fiches da caleidoscopizzare sulle stampe locali durante le elezioni? 

Vien da pensare agli universi paralleli, quello reale e quello finto della televisione. In quello finto della televisione questo modo di fare guascone risulterebbe simpatico; immagino il politico impersonificato da un bravo caratterista. Ma questa non è la tele. Sarà che oggi sono stato all'ospedale e in sala d'attesa ne senti di discorsi sulla vita reale, di quella che la televisione nasconde sotto al tappeto perché la vita da mostrare è troppo dura e si finisce per cambiare canale, e a non vederla, quella vita, a noi che mamma tele ormai ci tira su con la solita minestra di prototipi, ganzi abbestia, pieni di vaini e splendidamente in forma, si finisce per restare senza i mezzi per andare in contro a queste famiglie.

Nella vita reale dicevo, questo modo di fare, che è spudoratamente finalizzato alla mera conservazione del posto, magari dopo aver fatto parte della partitocratìa nei quattro anni e mezzo precedenti, non servono mezze misure, questo sviluppo singhiozzato di 150.000 persone a fini personali fa soltanto vomitare.

E non importa che l'esempio in questione sia riferito a una quasi inutile fontanella, si sa che è la prassi, e lo stare zitti o peggio parlarne in modo sarcastico, secondo me non fa altro che renderci servi di questo modo di intendere la cosa pubblica.  

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#Livorno


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11 dicembre 2013

La classe media, croce e delizia dei nostri tempi

Questo post intende chiudere un discorso iniziato da altre parti, dal Gilioli in particolare, stimatissimo giornalista, e intende farlo per due motivi particolari: il primo, ovvio, credendo di dare un contributo utile a espandere un nascente dibattito su quello che credo sia il vero nocciolo della situazione qui da noi, e il secondo perché si inizia finalmente a dibattere su di un argomento, la classe media, la cui angolarità socioeconomica è oggettivamente evidente. Su questo tema mi sono speso ampiamente in tempi più o meno recenti.

Inizio riportando il link al post di Gilioli, che è intitolato "Il ceto medio che ci meritiamo", eccolo, buona lettura, a seguire il mio contributo.
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Inizio plaudendo all'ottimo parallelo sulla frammentazione culturale della nostra classe media, cresciuta senza le polarizzazioni sociopolitiche proletarie. Poi estrapolo il seguente brano:
« Però è il ceto medio che fa la condizione di un Paese: la sua prosperità o il suo disastro, il suo ottimismo o la sua disperazione, la sua civiltà o il suo fascismo. Noi abbiamo il ceto medio carico di paure e di rabbia di cui ci parla il Censis: in difficoltà quando deve affrontare spese impreviste, terrorizzato dalle bollette e dalle lettere di Equitalia, in cerca perenne di promozioni nei supermercati, che ha tagliato i cinema e i ristoranti.»
Dovremmo domandarci cosa abbia spinto la classe media in questo stato, la risposta è che è il Sistema a volerla cinica, la vuole priva della libertà intellettuale, chiusa dentro alle batterie, perché la massimizzazione del suo compito data la sua importanza economica è il Pil, ed è questa la dottrina che dovremmo iniziare a combattere, non solo in Italia ma nell'intero occidente.

I segni che la classe media si porta addosso sono la conseguenza di questi eventi.

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#cantieresinistra


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9 dicembre 2013

Prosit




Il massimo della stupidità è uno stupido convinto di essere furbo (detto cinese, credo).

Renzi al timone del Pd rappresenta il termine di una lunga virata, iniziata dal Pci quasi venticinque anni fa, con la "svolta" della Bolognina, continuata con la confluenza del Pds nei Ds, e mal proseguita col congresso del Palamandela e con la melliflua osmosi con la ex-Dc. Oggi con lo sfratto dalla segreteria agli ex della Fgci si chiude la manovra.

Coi democristiani non si scherza, e Renzi, se opererà con lo stesso cinismo dei suoi delegati locali non farà prigionieri. Il solco ormai è tracciato, proclami a parte, nel migliore dei casi vedremo un partito liberale in salsa laburista, rispecchiando appieno quella ex-sinistra-Dc col quale furono ibridati i Ds.

Gentaccia i liberali, amano le libertà, ma anche le privatizzazioni.

Comunque la vediate oggi si brinda a quelli ignobili capaci di realizzare tutto questo, una intera generazione di politici che con improvvida supponenza e con immeritata autorevolezza s'è fatta fregare da sotto le poltrone il primo partito politico d'Italia, addirittura l'unico rimasto a un certo punto degli anni novanta, quando ad eclissarsi furono prima il Psi e poi la balena bianca, e all'Italia pareva spettasse un futuro pienamente socialdemocratico.

Dovremmo riflettere serenamente su alcune cose, domandarci se davvero non esista freno alla inettitudine, oppure se a un certo punto qualcuno da fuori (magari più di un giocatore) si è spaventato delle carte avute in mano col giro di Mani Pulite.

La democrazia di facciata, da un lato, e oltre la palpebra dello specchio i poteri forti.

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#MatteoRenzi

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8 dicembre 2013

Sulle liste di accesso ai nido comunali livornesi

105 BAMBINI TAGLIATI FUORI DAI NIDO COMUNALI MA LE RISORSE PER ALLARGARE LA CAPIENZA CI SAREBBERO, ECCO DOVE.

Questo post segue quest'altro.

Sono 105 i bambini livornesi rimasti fuori quest'anno dagli asili nido comunali, 105 coppie di genitori costrette dai tagli alla spesa pubblica a risolvere "con creatività" il conflitto fra i diritti del loro bambino e i doveri del lavoro.

Alcune di queste coppie possono contare sull'aiuto di nonni e zii, ma per molte altre la scelta obbligata è il nido dei privati, con rette attorno ai 500 euro mensili.

Perché il Comune non trova le risorse per eliminare le liste di attesa degli asili nido? La risposta che ci viene data è che ci sono i tagli, che mancano i soldi.

Non è proprio così: ad esempio nel 2012 il Comune ha erogato (da fondi regionali) un contributo di euro 101.865,00 a 12 scuole paritarie livornesi, cifra ritoccata al rialzo quest'anno: 103.016 euro per precisione. 

Da quando con la legge 62/2000 il governo D’Alema le fece entrare nel sistema pubblico le scuole paritarie ottengono ogni anno milioni di euro, e parte di questi stanziamenti arriva a Livorno, ribadiamo i 103.016 euro del 2013.

Perché le scuole paritarie, che già fanno pagare rette notevoli, che non pagano né ICI, né IMU, che in virtù della loro confessionalità sono tutt'altro che universali devono venire prima delle scuole materne? A chi giova?

Un esempio pratico ci mostra con la lucidità dei numeri la portata di questo problema: da dati ricavati è possibile affermare che se quei 100.000 euro fossero stornati verso i nido comunali il comune potrebbe assorbire un terzo dei bambini rimasti fuori dalla lista, permettendo così a molte coppie che non possono accedere ai privati uno sviluppo corretto della socialità del loro bambino attraverso il tempo passato coi suoi simili piuttosto che con gli anziani di casa.

Siamo convinti che lo Stato di diritto, per potersi definire tale, debba tutelare i più deboli, e siamo certi che i bambini abbiano il diritto superiore di crescere in modo armonico insieme ai loro compagni, nessuno escluso.

I soldi per i nido comunali ci sono, solo che vengono impiegati male, e i centomila euro (l'anno) le paritarie li vadano a chiedere ai finanziatori privati, come accade nel resto del mondo.


AGGIORNAMENTO: Qui per le ultime novità.

hashtag
#articolo33
#Livorno


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5 dicembre 2013

[...]

A riprova della fallacita' della nostra specie non dobbiamo dimenticare mai che noi siamo più o meno le stesse persone che verso la metà degli anni ottanta, dinansi allo sgretolarsi della middle class americana e all'avvitamento della parabola finanziaria di tutte le famiglie operaie occidentali della industria delle materie prime hanno risposto a questi fatti con la teoria della ricaduta favorevole, quella "Trickle-down economics" che è riuscita a darci a bere che per aiutare i nuovi e vecchi poveri andavano dati più soldi ai ricchi.

2 dicembre 2013

Civati vs. Fabio Fazio

"Che tempo che fa" manda in onda Cuperlo e Renzi ma continua a ignorare Civati. I poteri forti dell'estabilishment partitocratico ben sanno la rilevanza mediatica di quel palcoscenico e temono la rimonta dell'ex consiliere lombardo con la sua mozione bottom-up.

La banda Fazio, sotto alle apparenze bonarie e raffinate è in realtà una macchina da guerra chirurgicamemente affinata per veicolare il consenso, caleidoscopizzando nell'etere gli alfieri graditi ai poteri forti e rilegando nell'oblio della relativa ignoranza chi non è in grado di assicurarsi una informazione approfondita.

E' condito di queste ipocrite mancanze di platealita' il nostro tempo, la partita è stata venduta, ma l'arbitro ha mestiere,  e il pubblico strafatto applaude all'ennesima claque, che non è quella televisiva, la partita che preme all'editore sono ovviamente le primarie.

1 dicembre 2013

Il discorso che avrei fatto*

Il congresso ha un titolo, che è "La strada giusta", la strada presuppone un cammino, quella giusta anche il fatto che ci si ponga davanti a un bivio.

Qual'è la strada giusta? per rispondere a questa domanda è utile un Chakra, il percorso parte tornando ai concetti accademici.

A che serve un partito politico? la semantica di queste parole ci riporta al concetto di "parte", che io assimilo a quello di "matrice", quella che ci ha portato alla spicciolata nel tempo a ritrovarci in via Gori. Ho passato gli scorsi cinque minuti a farmi una lista di alcune idee che ci riportano a questa matrice, la riporto di seguito così come m'è venuta:
  • una visione corale dell'impianto democratico;
  • la società aperta, il rifiuto della catalogazione oggettiva, l'inclusione sociale;
  • la redistribuzione del gettito statale in funzione dei più poveri;
  • il rispetto per le differenze;
  • la contrarietà ai sussidiarismi;
  • una critica al consumo;
  • la secolarizzazione.
Un insieme eterogeneo di persone, una volta trovato il modo di coagularsi politicamente in una struttura, ha bisogno di tradurre in azione politica la cronaca e i suddetti precetti. Ci sono sostanzialmente due modi opposti per farlo, "sporcandosi le mani" secondo la condotta machiavellica del fine che giustifica i mezzi, oppure in modo più ortodosso, quello dei mezzi che nobilitano il fine.

La risulta va poi ulteriormente raffinata con l'evoluzione dei tempi, secondo me quel politico che spara in mezzo allo stormo per raccogliere più consensi ha iniziato già da un po a osservare un certo calo nei consensi, unitamente a una critica che è sistemica. Questo perché mentre prima le informazioni non giravano oggi con la socializzazione ogni incongruenza viene facilmente scovata e stigmatizzata "in piazza", la politica 2.0 tende invece a premiare chi porta avanti con intransigenza la linea, barra dritta dinanzi alle mediazioni. Questo i politici più seguiti lo sanno, solo per il fatto di saper leggere, e lo leggono tutti i giorni nei commenti sulle loro pagine social. Vincere guardando al centro è un ossimoro.

Chiudo questo "escursus". Rientriamo e riportiamo queste astrazioni sul nostro territorio: «Ma noi quanto siamo in traccia col Piddì?» 
  • Dalla cronaca pare che questo Partito dialoghi con la cittadinanza pensando di avere ancora a che fare con la Livorno provinciale di molti anni fa, osservo in alcuni miei coetanei uno scollamento evidente da questa realtà, il fattore aumenta esponenzialmente col ridursi dell'età, mentre i famosi nativi digitali, quelli cresciuti senza essere stati rimbalzati dai genitori sui media tradizionali, socializzano con conoscenti di mezzo mondo, figuriamoci se capiscono una classe politica che alla loro età "chattava" con gli amici sul telefono fisso dal corridoio di casa.
  • Oggi ho fatto in tempo a sapere che di recente nella nostra città sono state sfrattate alcune famiglie, ci sono andati di mezzo dei bambini, non mi aspettavo Gordillo, ma aver lasciato passare la cosa è molto poco "di sinistra".
  • Facciamo un altro piccolo salto indietro nel mondo accademico, che ci riporta la differenza del governo, a qualsiasi livello istituzionale, fra governi "di sinistra", che premono sull'indebitamento fino al massimo sostenibile al fine di concedere maggiori servizi sociali, e governi "di destra", che di contro "chiudono i rubinetti" fino ai primi allarmi per la pace sociale. Torniamo sul territorio, ho avuto la possibilità di sentire coi miei orecchi un amministratore locale vantarsi del fatto che la nostra città ha un rating superiore a quello statale, risultato secondo me biasimevole, quanti soldi avremmo potuto redistribuire sotto forma di migliori servizi, sopportando un merito di credito appena inferiore? Per dare una misura, da conti fatti dal sottoscritto con circa 300.000 euro potevamo togliere le liste ai nido comunali.
  • Discorso sul nuovo ospedale, a chi giova spendere per il doppione di una cosa di cui la città già dispone, e, messa in parallelo con il risultato politico del referendum bolognese della scorsa primavera, ha senso continuare nell'equazione referendum senza quorum = risultato incontrovertibile?
  • Dove sono le piazze per socializzare? Sono state date in pasto alle auto, in compenso abbiamo la nostra ruota per criceti formato sociale, il centro commerciale. Una politica "di sinistra" avrebbe piuttosto investito in centri culturali.
  • La scorsa settimana è uscito un articolo sulla cronaca di Quilivorno, si parlava di alcuni ubriaconi che usavano passare la giornata seduti su delle panchine a dar noia ai passanti. Una residente suggeriva di togliere le panchine, ignorando la sconfitta sociale che implica un'azione del genere. Altro esempio, questa mattina sono sceso a gettare la spazzatura, dall'altra parte della strada, diretta al mio stesso cassonetto c'era una signora sulla sessantina, come mi ha visto, povera donna, si è bloccata in preda alla paura. Faccio esempi di questo tipo per dire che il nostro tessuto sociale è sfilacciato, c'è dell'analfabetismo sociale di ritorno che mette paura, mancano i mezzi elementari per contestualizzare la definizione del rispetto per prossimo, manca addirittura la comprensione di questa fattispecie, anni di inoculazioni mediatiche di panico ci hanno chiusi dentro a degli steccati ideologici che secondo me impediscono addirittura alla gente di pensare, siamo alla subodorazione olfattiva del pericolo, roba da gazzelle nella savana.
  • Non affronto le tematiche occupazionali, ci sono stati oggi interventi autorevoli che ben delineano la situazione.
In America Latina, la riconferma del mandato di molte delle amministrazioni nazionali "di sinistra" sta portando gli studiosi a parlare di "postneoliberismo". Pare giusto osservare la nascita di questo fenomeno nei posti dove il liberismo è nato. La liberazione da secoli di ingerenze più o meno rigide è avvenuta con la saldatura fra la piccola borghesia e il proletariato. Qualora questo fenomeno si degnasse di affacciarsi dalle nostre parti (parlo della consapevolezza della realizzazione di questa comunione d'intenti) quale partito politico raccoglierebbe e farebbe suoi questi dettami? Beppe Grillo? Il Pd? sicuramente la linea ricalcherebbe quella del nostro Partito.

Insomma dobbiamo chiederci quale futuro vogliamo, quello inglese "liberal" in salsa "labour" che piace tanto al "nuovo che avanza" del Pd? a Londra hanno privatizzato anche le piazze, davvero siamo in grado di sopportare le discussioni con la sicurezza per una foto al monumento di Cavour sprovvista di adeguato "passi" del privato? o preferiamo socializzarci la piazza sfumando in una politica fra il socialista e il socialdemocratico?

Queste sono le strade che ci si stagliano davanti, ma abbiamo dato retta alla nostra matrice e abbiamo scelto la seconda, anche se l'altra è asfaltata. Abbiamo fatto bene, in caso contrario, e torno agli inizi del ragionamento, avremmo perso noi stessi, insieme alla dignità di essere i rappresentanti dei nostri elettori.

Se posso permettermi una cosa, saltiamo lo steccato della scadenza elettorale, la portata da affrontare è quella di togliere i cavalli di frisia che isolano le masse.


*
Non ho fatto in tempo a prendere la parola, ho dovuto lasciare i lavori del congresso poco dopo l'inizio per problemi familiari. Lascio qui il testo del mio intervento, decontestualizzato, per non buttare via tutto.

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22 novembre 2013

La "sinistra" di un paio di posti a tempo zero

Camila Amaranta Vallejo


Per il bootleg di Niki Vendola e per un Civati che non fa prezzo, c'è una ragazza, vedi fonte in calce, venuta su da dove si deve venire, ovvero dalle università, che fa sognare.

Se traccio una riga e sommo le buone con le cattive notizie di questa settimana, il saldo e' comunque positivo, tanta è la fiducia che ripongo nell'esempio di questa ragazza per il mondo intero.

Ed è da sottolineare anche il luogo di partenza di questo segnale, il Paese dove tutto ha avuto inizio, prima di Reagan e della Thatcher, quello dei Chicago Boys. 

Adesso c'è questa ragazza, eletta deputata nel parlamento cileno da una manciata di ore.

#camilavallejo

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16 novembre 2013

Cirocscrizione 3 - la conferenza stampa del gruppo consiliare Sel su emergenza abitativa e edilizia volumi zero

Ricca conferenza stampa questa mattina, presenti tutti gli organi di informazione locale (è mancata soltanto La Nazione).

Motivo della convocazione la presentazione alla stampa della nostre due ultime mozioni, la prima relativa all'emergenza abitativa, che abbiamo messo in parallelo all'avvicinarsi del semestre bianco (i sei mesi che precedono le amministrative) e al successivo obbligo per l'istituzione circoscrizionale del compimento dei soli atti di normale amministrazione.

In pratica, dato il rarefarsi della attività istituzionale, alla quale seguirà il termine per la nostra città dell'esperienza sul decentramento, chiediamo che i locali della nostre struttura siano donati a un'ente che tuteli i nostri concittadini che si trovano in stato di temporanea emergenza abitativa.

Ci riferiamo ad esempio ai casi di separazione matrimoniale (la nostra città è ai primi posti della classifica nazionale) e nella fattispecie al coniuge che, rimanendo senza la casa e magari anche senza le finanze necessarie a prendere un appartamento in affitto, troverebbe un tetto temporaneo dentro alle strutture della circoscrizione 3.

La fattispecie è comunque assai ampia e copre un caleidoscopio di casi in cui la vita riserva ad alcuni di noi la spiacevole sorpresa di ritrovarsi senza un tetto dove dormire.

Crediamo che lo Stato di diritto debba cautelare le parti più deboli, specie quando le strutture ci sono e non vengono utilizzate.

La seconda mozione chiede, per il territorio della circoscrizione, che ricordo ricalca i perimetri dei borghi San Jacopo e Cappuccini e del quartiere Fabbricotti, gli ormai famosi "volumi zero", ovvero lo stop a nuove costruzioni e il ricorso alla valorizazzione di quanto esistente, sia riguardo l'edificato, sia per i pochi spazi lasciati liberi dalle colate di cemento.

Il territorio è infatti massicciamente cementificato, una gran parte del costruito è inabitato e la crisi edilizia ha tutte le caratteristiche per definirsi strutturale, che senso ha continuare a colare cemento? meglio valorizzare socialmente i pochi spazi rimasti. Butteremo l'occhio anche al deposito dell'Atl di via Meyer, che a breve dovrebbe essere dismesso, vorremmo fossero i diretti interessati, chi orbita attorno a quella zona, a decidere il futuro utilizzo.

Quest'ultima mozione sarà discussa al prossimo consiglio giovedì 21 alle 18:00.


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6 novembre 2013

Una proposta per le amministrative, fuori la politica dalle giunte

la Giunta comunale di Livorno

La giunta, prendo in esame quella comunale, è un organo istituzionale che ha il compito fondamentale di governare la città. Si tratta di un vero e proprio Governo in salsa locale composto dal sindaco e dagli assessori.

Dalle cronache accumulate durante questa legislatura, osservate relativamente da vicino (ultimo caso le scandalose rotonde di viale Nazario Sauro e la proposta Sel, partita dalla circoscrizione 3 e arrivata in comune a opera del capogruppo con l'umile apporto del sottoscritto) mi sono accorto che questa istituzione è oggi ammorbata da una strana malattia degenerante, contratta a seguito della convivenza con gli organi politici della istituzione comunale.

Questa vicinanza ha fatto si che la figura tecnica dell'assessore sia stata ibridata con un'altra piu' marcatamente politica, mutazione davvero ridondante, data la presenza dentro alla istituzione delle due figure del sindaco e del consiglio comunale, entrambe già discretamente politiche per conto loro.

Fatto sta che oggi gli assessori vengono scelti dal sindaco sentiti i partiti che compongono la coalizione che lo ha espresso, che nove volte su dieci propongono figure "note" distribuendosele in millesimi ripetto al peso specifico uscito dalle urne.

Vengo al punto, la domanda che mi pongo è: che senso ha ammantare con la politica questa figura tecnica? 

Ovvero tecnico per tecnico, ma non è meglio trovare, per un ruolo di tale importanza per la comunità, un esperto assoluto piuttosto che limitarci "al meglio pezzo" uscito delle botteghe dei partiti?

Ma non è poi partitocratico (anziché democratico) obbligare la cittadinanza alla vessazione di farsi amministrare da una persona relativamente competente, dato il ristretto bacino offerto dalla politica, solo per soddisfare procedure che niente hanno a che fare con l'interesse pubblico?

Perché il rischio indotto si  manifesta talvolta con l'assoluta pochezza del personaggio "offerto" dal sistema partitico, che è tale da finire addirittura col mettere in pericolo l'intera cittadinanza, il tutto con buona pace dello stuolo di tecnici che corredano l'assessorato.

Secondo chi scrive sarebbe molto più sensato lasciare che la direzione politica rimanesse nelle sole mani del sindaco, che è la persona deputata dai cittadini a dirigere la politica locale, e scegliere gli assessori fra le eccellenze, locali e non, offerte dal mondo accademico (magari limitandosi alle università pubbliche).

Il beneficio sarebbe notevole, e non si limiterebbe al balzo in avanti della intera comunità, reso possibile dalle maggiori competenze dei relativi apparati dirigenti, ma si estenderebbe anche ai benefici contingenti indotti dalla rimozione della conflittualità partitica legata agli assessori, dovuta alla estirpazione dei ricatti e delle lotte da pollaio offerti sulle scene della politica verso l'operato dei vari assessorati.

A me i benefici di questa scelta sembrano evidenti, qualora la cosa trovasse conferma oggettiva il secondo passo consisterebbe nel riuscire a togliere queste poltrone ai Partiti, e uno dei modi per riuscirci potrebbe passare attraverso la proposta di questo sistema durante il prossimo giro delle amministrative.

Sarebbe cosa dolorosa?

#Livorno

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2 novembre 2013

Cancellieri e Lanzillotta, contestualizzate.

Tutti sanno che la Cancellieri è una fedelissima di Mario Monti, anche la Lanzillotta lo è, e quel triangolo col figlio e i Ligresti l'avevo letto già da almeno sei mesi, e aveva dato scandalo quel giusto, tanto per dire, neanche una giustificazione, per non parlare del prologo fra Monti e Casini.

E quindi la sintesi sistemica è che siccome Monti ha sgambettato Berlusconi col voto palese allora lui pareggia montando col contributo dei Ligresti questa sburianata mediatica per indebolire Monti. E chissà poi cosa avranno ottenuto i Ligresti come contropartita!

Veramente comico infine l'orrore della Cancellieri, la paladina dei carcerati anoressici. L'oblio, come tanti, tutti quei lustri passati sugli scranni dorati, s'era dimenticata in cosa affondano la loro base. E adesso che lo scranno cade è corsa d'istinto ad artigliarsi sul punto più distante dall'inevitabile.

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#cancellieri


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30 ottobre 2013

Clamoroso al Cibali: Sono "di sinistra" i due killer dell'articolo 33

Questo post segue quest'altro.



Aprile del 2000, la "Casa delle Libertà" deborda alle regionali spezzando le reni al secondo governo D'Alema, Oliviero Diliberto (Comunisti Italiani) era ministro di grazia e giustizia.

A un mese e mezzo dalle dimissioni viene emanata la Legge 10 Marzo 2000, n. 62, il coltello piantato nella schiena della nostra istruzione pubblica.

In buona sostanza con questa legge viene bypassato il terzo comma dell' articolo 33 della Costituzione facendo diventare, mutatis mutandis, pubbliche le scuole private. Vale la pena un parallelo:

art.33 comma III Costituzione della Repubblica italiana:
« Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato
art.1 Legge 10 Marzo 2000, n. 62:
« Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l'espansione dell'offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall'infanzia lungo tutto l'arco della vita.»
Si tratta di una delle tante trasposizioni del famosissimo gioco delle tre carte, siccome la Costituzione obbliga l'istruzione privata al privato sostentamento questa viene equiparata alle scuole pubbliche aggirando di fatto il precetto costituzionale.

Seguono alcuni esempi pratici conseguenti a questa legge scellerata: stando ai conti del 2012 le cosiddette scuole parificate hanno beneficiato di 500 milioni di euro di finanziamenti statali, ripeto, sono cinquecento milioni di euro - l'anno - soldi nostri, che invece di essere investiti per mettere in sicurezza i plessi scolastici, o per assumere nuovi docenti di sostegno, oppure maestri per nuove classi degli asili nido, sono finiti invece per aiutare degli istituti esclusivi, nel senso che o paghi la retta o non entri, i soldi sono persi.

Gli studenti con disturbi di apprendimento, condannati al gap coi compagni di classe e le famiglie rimaste fuori dalle liste per gli asili nido, costrette, a causa del lavoro, alle rette stellari dei privati, unitamente ringraziano.

Il nostro welfare state è un sistema senza senso.

Ma a ben guardare un senso questa legge numero 62 ce l'ha, è quello prettamente economico, basta ripercorrere i calcoli che i Wu Ming hanno riportato su questo post (articolo lungo non sto a rileggerlo ma il dato c'è). Per lo Stato togliere uno studente dalla istruzione pubblica per metterlo in quella parificata è un affarone, ci risparmia.

Al netto di questo, e della famiglia che sceglie un percorso parificato per il proprio figlio accettando di pagare due volte la stessa cosa, in questa poderosa partita di giro (ripeto €500.000.000/anno) a rimetterci è la scuola pubblica, che invece i nostri padri costituenti vollero proteggere col terzo comma dell'articolo 33.

Questa è la portata della nostra classe politica, un insigne appartenente alla sedicente "sinistra" del Pd e un altrettanto sedicente comunista sono in realtà due anti sociali filo liberisti che hanno anemizzato la scuola pubblica per agevolare i sussidiaristi confessionali. Noi dobbiamo il nostro quotidiano a mostri come questi.

Questi fatti devono circolare, questa gente, dopo i danni che ha causato, deve ritirarsi a vita privata.

Ringrazio l'Uaar di Livorno per la condivisione di questa notizia.

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25 ottobre 2013

Scuole parificate: Il Comune di Livorno spende più di centomila euro l'anno

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E' arrivata la risposta del comune all'atto depositato un paio di mesi fa, una interrogazione per sapere se la nostra amministrazione sovvenziona le scuole parificate (vedi link in alto).

Ebbene la riposta è si, più di centomila euro l'anno.

Si tratta, mi risponde l'ufficio preposto, di soldi stornati dalla regione, non sono stanziamenti decisi a livello locale.

La questione si complica quindi, a questo punto andrebbe chiesto in consiglio regionale chi ha deciso questi stanziamenti locali, il problema è che al momento da quelle parti il sottoscritto non ha agganci, quindi, dato che tutte le parificate sovvenzionate sono confessionali (mi hanno dato la lista) ho girato gli incartamenti alla Uaar, nella speranza che ne facciano buon uso.

Ho inoltre informato della cosa il gruppo consiliare in comune che spero si faccia carico di informare quello regionale. Il problema di questi stanziamenti, prima delle implicazioni confessionali e della sua palese incostituzionalità in virtù del terzo comma dell'articolo 33 - che è sempre bene ricordarlo - recita
« Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. (cit.
è che ogni euro stornato verso le parificate è un euro tolto alla istruzione pubblica, che è già abbastanza anemizzata dai tagli alla spesa per potersi permettere furti di questa entità.

E' un discorso che ho già fatto, ma è bene ripetermi: con centomila euro l'anno la nostra comunità potrebbe ristrutturare le scuole comunali, ricordo che alcune di queste hanno problemi con l'amianto, oppure accorciare le ignobili liste di accesso agli asili nido comunali, che obbligano le coppie rimaste fuori a ricorrere alle costosissime strutture private, che, curiosamente, sono nella quasi totalità dei casi ospitate nelle stesse strutture delle parificate oggetto delle sovvenzioni.

Un classico esempio di cittadino "becco e bastonato", se pensiamo che queste persone il posto all'asilo per loro figlio se lo sono pagato con le tasse, quota parte dei centomila euro l'anno che invece vengono stornati - privandolo del posto in lista - verso l'ente privato che per di più li taglieggerà di quasi cinquecento euro al mese.

La scuola privata, come tutte le aziende private, deve stare in piedi da sola senza tirare per la giacca gli assessori al bilancio di vario ordine e grado, e se non ce la fa chiudere i bilanci deve chiedere sovvenzioni private (come fanno tutte le "parificate" del resto del mondo) oppure chiudere bottega.

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AGGIORNAMENTO: Continua qui.



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22 ottobre 2013

Qualcosa di sinistra - alcune idee per il prossimo piano della mobilità

L'OMS CERTIFICA LA CANCEROSITA' DELLE EMISSIONI DEL TRAFFICO CITTADINO, SERVE RIFLETTERE SU UNA PROPOSTA POLITICA CONCRETA CHE PONGA FINE ALLA PERICOLOSA CONVIVENZA FRA I RESIDENTI E LO SMOG.

Una piccola premessa, giorni addietro abbiamo assistito a un'uscita mediatica di un noto legale nostrale, che, forte della tessera e con malcelata ipocrisia, si è secondo me lanciato all'inseguimento della poltrona del Cosimi. Questa uscita la critico perché è di fatto "evasa" da una riflessione interna al Partito.

Ma chi sono io per biasimare tutto questo?? Taccio quindi (questo blog, logo Sel a parte, è il mio angolo privato) e parlo invece di contenuti.

-

La settimana scorsa è uscito un dato di miliare importanza per gli amministratori dell'intero pianeta, infatti l'Organizzazione Mondiale Della Sanità (OMS) ha certificato che le emissioni dei veicoli sono nocive per la nostra salute.

Su questo aspetto abbiamo quindi voltato pagina, fine dei dibattiti, la direzione da prendere è quella di fare un piano per togliere il traffico dal centro della città, in caso contrario è certo che sarà il sistema sanitario nazionale a pagare per le inadempienze degli amministratori, questo al netto di tutti i lutti imputabili a quell'amministratore che a Livorno delibererà, sulla pelle dei nostri figli e dei figli dei nostri figli, in traccia con quanto è stato fatto (parcheggi dell'Odeon prima e del Moderno ora, entrambi "di prossimità").

Come immaginare in base al rispetto di questo dato il futuro prossimo della nostra città?

La risposta è un centro decongestionato dal traffico, per arrivarci serve da una parte disincentivare salatamente l'accesso delle auto, e, per evitare la conseguente desertificazione sociale e commerciale, prevedere un sistema di parcheggi di scambio (come ad esempio quello in fondo a viale della Libertà) periferici rispetto al centro cittadino e dotati di tutti i confort interconnettivi, tipo corsie preferenziali per i bus e piste ciclabili con nodo per il bike sharing, tutto finalizzato a raggiungere rapidamente e senza fatica il centro della città (che dovrebbe essere pensato più come un luogo per socializzare che per spendere.)

Non disdegnerei neanche la proposta, pionieristica ma già realtà altrove, tipo attaccare una rastrelliera per biciclette ai bus delle linee periferiche, perché in quel modo permetteremmo ai cittadini che abitano fuori dal raggio di portata della bici di lasciare l'auto direttamente nel box. Secondo me un progetto pilota varrebbe sicuramente la pena.

Auto critica a fin quanto detto: E' certo che il rovesciamento della politica del traffico da centripeta a periferica è salutare, ma comporterebbe comunque per la nostra amministrazione delle conseguenze economiche di un certo peso, come ad esempio un potenziamento del sistema di trasporto pubblico, che già anemizza sotto i colpi dei tagli alla spesa.

Che fare? da qui la connotazione politica di questa proposta (vedi titolo del presente), per permettere lo sviluppo del sistema di trasporto pubblico locale serve la socializzazione del biglietto e una imposta di scopo. Stop quindi a biglietti e abbonamenti, almeno per i livornesi residenti nel comune.

Riguardo l'imposta, assolutamente non dovrebbe trattarsi di una tassa fissa perché la sua linearità impatterebbe differentemente in base al reddito, sarebbe più giusto qualcosa di modulato in base alle aliquote Irpef, con una soglia di esonero dal pagamento per i redditi sotto la soglia di povertà da finanziare coi redditi superiori a 75.000 (scaglione massimo). Una cosa così.

Quanto ci costerebbe? al momento non dispongo di dati certi, ma tenendo conto che a Livorno siamo in 150.000, pagando pochi euro l'anno ci toglieremmo innanzi tutto la soddisfazione di portare i nostri bambini a spasso per un centro finalmente libero dal pericolosissimo smog.

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#cantieresinistra

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18 ottobre 2013

Circoscrizione 3: depositato nuovo atto, chiediamo di conoscere il progetto di riqualificazione del deposito Ctt (ex Atl) di via Carlo Meyer

Questa mattina ho depositato un nuovo atto a nome del nostro gruppo consiliare, si tratta di un'interpellanza, un'atto relativo a una richiesta di informazioni che, a differenza della interrogazione, può successivamente essere discussa in consiglio.

La cosa riguarda il progetto di riqualificazione del deposito Ctt (ex Atl, trasporto pubblico livornese) di via Carlo Meyer (zona di competenza della nostra circoscrizione) per sapere di che si tratta, dato che fra sei mesi la Ctt si trasferisce a Salviano, e in questa legislatura di tale progetto non se ne è mai detto niente.

Seguiranno nuovi sviluppi appena possibile.


AGGIORNAMENTO: il Comune risponde che al momento non ci sono progetti esecutivi, in quanto il vecchio progetto, depositato anni addietro, è decaduto per scadenza dei termini.

Continua QUI


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15 ottobre 2013

Il postneoliberismo

Una buona notizia dal sito Latinamerica (lettura che consiglio). Come una bottiglia spiaggiata dal mare è arrivato su questi schermi un termine nuovo, molto gradevole, quello di postneoliberismo.

A oggi si tratta di un qualcosa di limitato al sud del mondo, all'America latina per essere più precisi, dove, nonostante il rammarico dei media mainstream occidentali, tutte le legislature di sinistra, dal Brasile all'Argentina, dall'Ecuador alla Bolivia fino al'Uruguay sono state riconfermate, consolidando con questa continuità la svolta sociale operata da quei popoli.

Da "Lula" da Silva a Dilma Rousseff, da Néstor a Cristina Kirchner, da Hugo Chavez a Maduro, poi "Pepe" Mujica, Rafael Correa, Evo Morales, tutte riconferme che testimoniano il prodigioso affrancamento dei latinoamericani dai precedenti decenni di politiche sfruttatrici operate dai regimi militari e delle major dei mercati delle materie prime.

E' un bel termine, questo del postneoliberismo, che peraltro non è avvicinabile alla Repubblica di Cuba, il cui esempio dato al mondo è sicuramente stato il faro che ha messo in marcia i popoli di quel continente.

I cubani, ragazzi poveri se passati sotto alla lente del consumismo, ma ricchissimi invece, anche a confronto di quelli statunitensi: un indice di alfabetizzazione doppio, un tasso culturale triplo, ed un stato sociale che fa annichilire il "quadro di Bosh" del welfare statunitense.

E da noi? quando potremmo iniziare a parlare seriamente di postneoliberismo in Italia? Al momento non ci è permesso, con un alfiere della sinistra come Renzi potremo al massimo parlare di laburismo o cose così.

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L'articolo di Latinamerica, a opera di Emir Sader, edito originariamente dal quotidiano cubano Granma, è lincato in fondo al post.

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14 ottobre 2013

La politica italiana e quella folle corsa verso il centro

La campagna elettorale, stando a questi primi stadi iniziali, mi ricorda le turbe mentali della comare che mira al riscatto sociale provando a sistemare la figlia con il rampollo bene della borgata. 

Tentativo virtuoso quello del riscatto sociale, ma il tramite è davvero censurabile.

Stesso errore per i machiavellisti di turno, che mirano agli accordi con quelli più "al centro" (più a destra) di noi dimenticando che fra gli effetti di tali accordi ci sarà sicuramente una sconfessione in qualche ambito della nostra politica, i cui effetti saranno la perdita di fiducia dei nostri elettori, così come il frutto della trama tessuta dalla comare porta in caso di successo a un matrimonio infelice.

La sinistra, per come la vedo io, dev'essere permeata da un qualcosa di erotico, quello della sinistra erotica non è un termine di mia invenzione (credo sia di Bertinotti) ed ha a che fare con il fuoco interno che la nostra politica dovrebbe accendere nei nostri elettori, che non ha a che fare con i freddi calcoli della ragione. 

Ma il nostro lessico politico è lontano mille miglia da questo - per alcuni censurabile - concetto. 

Avremo un matrimonio triste, vinceremo, scontentando con gli accordi la base elettorale, oppure resteremo fedeli a noi stessi, senza diventare il solito melting pot ideologico, restando fiera e baldanzosa minoranza e opposizione?

In questo credo possa aiutarci la definizione stessa di partito politico, che è quella di "parte" la rappresentanza di quella parte che la vede come noi, questo in antitesi sui machiavellici calcoli finalizzati alla diluizione della base votante.

Non è quindi il fine a giustificare i mezzi, ma i mezzi a giustificare il fine.

Sia a livello nazionale che locale c'è una nutrita base elettorale, colta e "di sinistra" che sono anni che telegrafa alle stelle interrogandosi circa l'esistenza di un qualcosa degno della loro rappresentanza, quel qualcosa saremmo noi, nella nostra versione erotica. 

Ma quale centro poi, che è un' invenzione tutta italiana, quello che noi chiamiamo centro nel resto del mondo si chiama destra.
#cantieresinistra

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4 ottobre 2013

Quella "cosa strana" chiamata referendum consultivo

UN PARALLELO FRA GLI ESITI DI BOLOGNA E LIVORNO CI MOSTRA COME IL "VERTICE" SFRUTTI A PROPRIO VANTAGGIO QUANTO USCITO DAI SEGGI DELLA "BASE" REFERENDARIA


Per la mia personalissima esperienza il referendum consultivo, specie quello comunale, ha un po l'aspetto spiazzante dell'Ornitorinco, una bestia affatto catalogabile, becco, coda di lontra ecc.. Eh si, credo che la trasposizione fisica sia calzante, e questa difficile catalogazione porta l'esito politico e istituzionale di questo strumento di controllo dato in mano ai cittadini ad essere spesso interpretato alla bisogna dai dirigenti politici, portati a piegarne i risultati in base alle loro prerogative e interessi di parte.

Prendiamo Bologna ad esempio, dove - episodio colpevolmente sottaciuto dal nostro mainstream - questa primavera, era il 26 di maggio, c'è stata una bella battaglia fra "la base" dei referendari, progressista e secolarizzata, costituita da associazioni di privati cittadini, e "il vertice", ovvero la giunta a guida piddina, nei fatti sussidiarista e conservatrice.

Il motivo del contendere era una partita di bilancio che l'amministrazione voleva dare alle cosiddette scuole parificate (quasi tutte confessionali), mentre la base chiedeva di stornarla per aumentare la capienza degli asili nido pubblici. Il referendum è passato col 60% dei voti ma la giunta ha "tirato dritto" giustificandosi con la mancanza del quorum.

Altro referendum consultivo, questa volta a Livorno, i referendari hanno chiesto alla cittadinanza di esprimersi riguardo la costruzione di nuovo ospedale. Anche in questo caso il referendum è passato, anche in questo caso il quorum non è stato raggiunto, ma siccome la giunta (un "monocolore" Pd) era fra i favorevoli al nuovo ospedale adesso utilizza l'esito referendario per bloccare la nascita di qualsiasi dibattito in merito.

Due esiti identici che generano due misure differenti, e a rimetterci sono i cittadini di Bologna, sottomessi all'abominio delle liste per gli asili nido mentre le ricche scuole parificate incassano oltre alla retta anche l'assegno comunale (tasse dei bolognesi) e quelli di Livorno, che vedono chiudere i distretti sociosanitari della città e che vedono eclissarsi un progetto della variane al Romito per avere in cambio il doppione di una cosa che hanno già.

Popolo bue, come mi fanno incazzare queste cose. Deve nascere un dibattito funzionale all'affinamento di questo prezioso strumento volto a risolverne questa oggettiva debolezza che si è tradotta nella mancanza di un contrappeso e di un controllo popolare al potere delle giunte.

Da persona laica mi domando infine come si possa definire progressista un partito politico - il Pd - che è invece marcatamente sussidiaristico, termine che in Italia fa sempre il paio con le aspirazioni oltreteverine, che sono invece il coltello piantato nella schiena del progresso delle nostre libertà.

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#articolo33
#Livorno
#nuovoospedalelivorno

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27 settembre 2013

Barilla, quella sparata sui gay che sa tanto di "discesa in campo"


Guido Barilla



Come diceva qualche tempo monsignor Fisichella le cose vanno contestualizzate. 

Giustissimo, e così trovo strano che a nessuno sia ancora venuto in mente di mettere in parallelo la sparata di Guido Barilla sui gay con le voci che fino a poco tempo fa lo legavano alla successione in atto dentro al Pdl.

Dati i tempi davvero maturi non mi sorprenderei se questa uscita del noto imprenditore si rivelasse a uso e consumo degli elettori moderati. 

hashtag
#boicottabarilla
#barilla

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26 settembre 2013

Sul rifinanziamento della cosiddette "missioni di pace" all'estero

Il prossimo 30 settembre sarà votato il rifinanziamento delle cosiddette "missioni di pace", fanno €314.000.000.

Poniamo che un ipotetico governo bocciasse questo rifinanziamento, che succederebbe? che l'industria globale della guerra taglierebbe fuori l'Italia dalle sue politiche produttive.

Ora la domanda che mi faccio è questa:

E se noi socializzassimo il costo degli stipendi dei lavoratori colpiti da quello squallido ricatto, se li tirassimo fuori noi, di tasca nostra, quelli stipendi mancanti, spenderemmo di più o di meno dei miliardi di dollari (vedi seconda fonte in basso) che ci costa aderire a questo orribile balletto di morte?

Anche andandoci pari, pensate al guadagno certo di non aver più sulla coscienza tutto il sangue versato nelle varie zone di guerra. 
#cronaca

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25 settembre 2013

Il senso di Bradbury per Gianni Cuperlo

Articolo apparso su Sel Livorno

A un certo punto di Fahrenheit 451 il protagonista, ripensando alle ultime elezioni, realizza quanto già nei nomi dei due contendenti, piuttosto che nelle loro faccie o comportamenti durante i video della campagna elettorale, apparisse confezionatamente vincente il politico che poi ha effettivamente vinto, così come appariva scontatamente perdente lo sconfitto.

Una sceneggiatura - realizza Montag il pompiere - inscenata a uso e consumo delle masse, due caricature e un puparo in comune.

Questo ci stanno a fare i romanzi (anche i classici di fantascienza) a tracciare la linea prototipo necessaria a coniugare i fatti di cronaca, e con le prossime primarie il Pd, trent'anni dopo Reagan, approderà finalmente allo stesso futuro distopico di quel romanzo.

La cosa tristissima è che Cuperlo perde in partenza non per demeriti suoi, ma perché la gente ormai se ne frega dei suoi eventuali meriti, l'ambiente, plasmato da lustri di dittatura delle apparenze, non reagisce più alla proposta politica ma alla mera apparenza del politico stesso, ed entrambe le parti sanno che l'altro sfidante è stato canonizzato per soddisfare la domanda edonistica delle masse.

E che ci prendesse un accidente se sapessimo che cos'è che c'ha in testa Renzi, però è giovane, è bravo e con quella parlata toscana è proprio simpatico, bravo Bradbury.

E Cuperlo? è la proposta della sinistra del partito, che è tutta Apparato, ce lo dice la stessa candidatura, e che è ormai palesemente minoritaria, e invece di fare opposizione interna si accontenta del piatto di minestra, è questa e non Renzi o chi per lui ad evocare questo scenario.

Non ci fosse stato questo Apparato potremmo avere Gino Strada - butto un nome a caso - e un finale tutto da scrivere.

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#giannicuperlo
#cantieresinistra


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16 settembre 2013

Il Paese immobile

SIAMO DIVENTATI UN PAESE CLASSISTA DOVE LA RIVALSA SOCIALE E' UN'UTOPIA

Immagine 2

L'Italia al tempo dei governi di unità nazionale è un ossimoro con un welfare anglosassone e una pressione fiscale di stampo nordeuropeo.

Molto interessante il grafico pubblicato giorni fa da Alessandro Gilioli, al netto della forbice divaricata della disuguaglianza fra i redditi, notizia ormai consolidata dalla proletarizzazione della classe borghese, a colpirmi è il dato sulla "mobilità fra generazioni" ovvero la possibilità di rivalsa sociale delle nostre famiglie, la forza che ha il nostro Stato di premiare il merito dei nostri giovani.

Insomma qui da noi l'osmosi fra le fasce sociali, quella premiata dal merito, viene strozzata, cosicché i figli dei ricchi tendono a rimanere ricchi e i figli dei poveri tendono a rimanere poveri, questo a prescindere dal rispettivo impegno nella vita.

Che futuro può avere un Paese castrante fino al punto in cui chi è povero viene costretto a generare figli nella consapevolezza che questi avranno tutte le possibilità di divenire poveri come lui?

Di questo passo la società italiana diverrà un deserto, una terra di nessuno racchiusa fra i cavalli di frisia che delimitano le vite dei ricchi arroccati sopra ai cumuli di ricchezza accumulata dai padri, e quelle dei poveri, che persa ogni speranza di emancipazione risparmieranno i soldi dell'università per spenderli alienandosi per dimenticare la loro frustrazione, fino al giorno in cui noi tutti perderemo - e giustamente - anche la pace sociale.

Serve una patrimoniale, una tassa che obblighi quelle famiglie che oggi vivono di rendita a scendere dal loro piedistallo sociale, serve una imposizione fiscale al 100% sui redditi elevati, perché va distrutto il concetto stesso di super ricchezza.

Serve un sistema scolastico universitario pubblico, progressivo (con esenzioni per chi non può pagare rette, vitto e alloggio, libri, trasporti) meritocratico e universale, un alveo riservato all'eccellenza.

Serve inoltre un reddito studentesco, da destinare agli studenti provenienti dalle fasce sociali più basse, cosicché il loro studio possa essere un aiuto e non un peso economico per le loro famiglie.

Ma soprattutto va creata una classe borghese, colta, realizzata e illuminata, convinta della fondamentale importanza della coesione sociale, disposta a farsi carico, con la patrimoniale, del suo ruolo trainante, per realizzare quanto negli stati del nord è già una realtà, una società tendenzialmente egalitaria.

Tornando al grafico, agli antipodi rispetto a dove c'è scritto “Italia" ci sono i paesi dove la rivalsa transgenerazionale è resa possibile e viene agevolata, sono tutte nazioni del blocco scandinavo, questo a fulgida riprova che la via aurea per una società equa e giusta è quella della socialdemocrazia.

hashtag
#cantieresinistra

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6 settembre 2013

In Danimarca, dove i pedoni hanno sconfitto i draghi di acciaio

Articolo apparso su Sel Livorno.

L'altra mattina su "la F", la nuova emittente del gruppo editoriale Feltrinelli, sul digitale terrestre da questa estate, trasmettevano una puntata di una serie sulle città di mare, parlavano di Copenaghen.

Li l'amministrazione comunale ha avuto l'idea di rovesciare il rapporto auto-pedone prolungando i marciapiedi lungo gli stop fra la confluenza delle strade secondarie con quelle principali.

In pratica a Copenaghen i marciapiedi che delimitano le strade principali non si interrompono più alla confluenza della strada secondaria, ma sono stati prolungati fino all'angolo opposto, cosicché l'eventuale auto in arrivo, scorrendo lungo la strada confluente, una volta giunta all'angolo con quella principale si trova la strada chiusa dal marciapiede, che deve salire prima di confluire svoltando per immettersi nella strada principale.

Questa idea, che sembra una cosa piccola, é in realtà permeata da una imponente connotazione politica, che mostra nitidamente la direzione intrapresa dai danesi, che molto placidamente hanno ribaltato di 180 gradi il rapporto che lega pedone e macchina, da sempre sbilanciato verso i veicoli, mentre la legge dovrebbe tendere verso la parte debole ovvero i pedoni.

Immaginiamo una madre col passeggino, niente più pericolosi saliscendi per attraversare, e pensiamo invece alle auto, costrette a rallentare a causa del dosso rappresentato dal marciapiede.

Quel documentario, da non perdere, visto da Livorno mi è sembrato una finestra su un pianeta lontano, a ben pensarci però i marziani siamo noi.

Arriverà anche da noi questa bellissima novità, se si quando?

hashtag
#LaEffe
#sociale

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