28 aprile 2013

Il quinto governo Berlusconi

UN PARTITO IN AVVITAMENTO S'E' VENDUTO IL GOVERNO A PRONTA CASSA. CHI PAGA?


I sondaggisti danno il consenso del Pd in avvitamento, dalla bolla euforica delle primarie all'affare Rodotà è un baratro, e la contingenza ha fatto tramontare l'opzione del ritorno alle urne.

La legislatura è appena cominciata, i grillini sono marginalizzati, il presidente della Repubblica è in carica da meno di una settimana. L'orizzonte s'è raddrizzato, e tutto volge verso la stabilizzazione della crisi politica ed implicitamente verso la conservazione del bios della seconda repubblica. Garante Napolitano, finché vive.

Il prezzo di cotanto stato di grazia è quanto chiesto da Berlusconi, che è moltissimo. Alfano al Viminale (servizi segreti, ordine pubblico) e Quagliarello alle riforme (giustizia, riforma elettorale).

Significa che il Pd s'è svenduto il subappaltato al Pdl, la staffilata al cuore che ucciderà la nostra democrazia probabilmente arriverà durante questa legislatura. Vien voglia di giocare d'anticipo ed emigrare.

Chi ha pagato il conto? Non il Pd, che esce da questa situazione con in tasca quanto sperato, e sicuramente non Berlusconi. A pagare siamo stati noi italiani, tutti ma in specialmodo alcuni, i soliti.

hashtag
#Lettame

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@andreapetrocchi

23 aprile 2013

La strage degli imbecilli

IL CAPITALISMO E LA LOGICA DELL'ESTERIORITA', IL CONSUMATORE E I LAVORATORI.

Non credo nella cattiveria del sistema capitalistico, i suoi errori sono politici, è sbagliato per noi socialisti che contestiamo la sua faziosità tanto quanto gli altri reputano sbagliato il socialismo, laddove la misura è che il capitalismo riesce a far stare decentemente i più facendolo sulla pelle di chi non è competitivo, come abbiamo ragione noi di sostenere che per raggiungere lo stesso risultato è possibile tutelare quelli che adesso sono esclusi finanziando questa inclusione cancellando dalla faccia della terra la figura vomitevole del ricco tanto ricco che le rendite non gli permettono di scalfire il capitale neanche impegnandosi negli acquisti.

Ma il fine comune sono gli operai sulle linee di montaggio, anzi, sono le famiglie che vivono dei salari di quegli operai.

E' come una matassa, a un suo estremo ci sono le linee di montaggio e all'altro capo un compulsivo sulla cinquantina, o la ventenne figlia di papà che si compra l'utilitaria elegante, laddove è il sistema a creare le necessità in base alla moda, come l'utilitaria elegante che va di moda oggi, che non è la stessa di un anno fa.

Le cose legate alla moda producono il riverbero dell'offerta, lo stesso bene, l'utilitaria, declinata in versione elegante, e via un nuovo mercato, e altre linee di montaggio, e nuovi lavoratori alle linee, e nuova linfa all'indotto e nuove assunzioni, e migliaia di famiglie con un nuovo reddito, in Germania, in Italia (prima) in Croazia o chissaddove oggi, il tutto intubato in un qualcosa di catodico che si ramifica in maniera esponenziale, e che si proietta a valle, dove ogni giorno in ogni angolo del mondo ripartono in refrain le litanie di ondate di ventenni benestanti che accompagnano papà in concessionaria a firmare il contratto. In Canada, in Cina, ovunque batta il sole, il compratore preme "invio", e dal conto partono fra i venti e i trentamila euro, che vengono poi stornati in Germania, e dai piazzali della fabbrica, oppure dal container di un cargo ecco uscire una nuova fiammante utilitaria elegante.

Dovrebbero fargli un monumento, a quello che ha inventato il mercato dell'utilitaria elegante, e un monumento andrebbe fatto anche a quelli che spendono decine di migliaia di euro per comprarsele quelle macchine, un spaventoso e invadente monumento alla stupidità, che è quella sul quale è impalcato questo sistema, e un monumento andrebbe fatto agli alchimisti, che riescono ad attribuire la magnetica bellezza del feticcio* a una utilitaria elegante del 2013, rendendo improponibile l'opzione Panda del 1986, che ha la stessa funzione di portare degli esseri umani dal punto "A" al punto "B" chiusi dentro a una specie di scatola di sardine.

Il capitalismo, in sintesi, è il sacrificio dello stupido sull'altare dell'apparire, operato per finanziare il reddito a più famiglie possibile.

Li vogliamo salvare questi stupidi? in caso affermativo è l'intero sistema che deve ruotare di 180°, i contrappesi della socialdemocrazia non possono curare questa forma di patologia, la cura di questa compulsività crea un corto circuito, perché privi della patologia consumista essi smetterebbero di acquistare, e alla vista delle auto ferme nei piazzali la correlazione domanda-offerta arresterebbe immediatamente le linee di produzione fermando anche l'indotto, precipitando milioni di famiglie nell'indigenza.

Anche nazionalizzando tutto il nazionalizzabile, anche eliminando il profitto del proprietario, anche liberando i lavoratori dall'odioso saggio dei proprietari, se gli stupidi smettono di finanziare la produzione o svincoli il salario dalla produzione oppure lanci i viveri con gli elicotteri, non ci sono mezze misure.


*per feticcio intendo qualcosa di simile agli specchietti usati dagli spagnoli per "barattare" oro coi nativi americani.


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@andreapetrocchi

Circoscrizione 3 - Il gruppo Sel incontra i residenti di via Accademia Labronica

articolo apparso su SEL Livorno

Via Accademia Labronica ha due strade gemelle, via Cesare Bartolena (da non confondere con via Giovanni Bartolena, che è a Ardenza) e via dei Pini. Sono tutte e tre caratterizzate da due graziosi controviali che scorrono esternamente a un duplice filare di pini.

Via Accademia Labronica ha una connotazione maggiormente urbanizzata rispetto alle consorelle e insiste su una porzione di quartiere maggiormente popolosa.

Così, per ovviare alla forte urbanizzazione e alle contingenti necessità di parcheggio, alcuni anni fa in via Accademia Labronica è stato realizzato un parcheggio.

Come sempre il difficile nelle cose non è tanto il decidere di fare o non fare, ma il come il fare viene tradotto in fatto, e la questione del parcheggio, che contestualizzata con la popolosità della zona è stata una buona idea, è stata rovinata in sede di progetto, che una volta tradotto in opera, ha mostrato dei limiti che vanno oltre quello della decenza.

I due controviali sono stati lastricati con dell'autobloccante, col tempo la mancanza di manutenzione ha permesso alle radici superficiali dei pini di forzare da sotto il materiale, che in alcuni punti è saltato. Niente da censurare riguardo ai pini, il problema è la mancanza della manutenzione, che negli anni ha sommato danni su danni, portando la sede stradale in condizioni da terzo mondo.

Stessi problemi per il pavè dei marciapiedi, alcuni mattoni si sono innalzati dalla sede, il tabaccaio presso cui abbiamo fatto l'incontro, che ci ha fatto da memoria storica, ci ha detto che solo negli ultimi tempi ci sono state due cadute, persone inciampate sulle insidiose sporgenze. Molti residenti sono anziani, è un motivo in più per intervenire.

Il parcheggio è stato realizzato all'interno del duplice filare di pini, è "a lisca" su un solo fianco, ed è dotato di una corsia di scorrimento sul fianco opposto, sempre interna al duplice filare di pini. La corsia non è in grado di gestire il flusso di traffico in entrata e uscita dal parcheggio, e col tempo è diventata un campo di buche, alcune tanto profonde che quando una macchina ci finisce dentro con una ruota finisce per grattare in terra la coppa dell'olio.

Entrambe la problematiche sono state inserite in un atto ad-hoc, una mozione, depositata dal gruppo consiliare SEL, che sarà discussa durante il prossimo consiglio, per chiedere, a nome della circoscrizione, l'intervento di sistemazione e di ripristino duraturo della sicurezza.

La mozione è stata illustrata sabato scorso a un campanello di stoici concittadini, che nonostante la pioggia hanno accompagnato la stampa intervenuta in un giro guidato.

I residenti chiedono la rimozione del vialino di scorrimento e l'accesso delle vetture negli stalli direttamente dai due controviali. Questo per aggiungere nuovi posti auto, dato che il parcheggio non ha goduto dei benefici dell'ingresso all'interno della zona a sosta limitata. Qualora l'amministrazione si decidesse ad intervenire, chiederò che sui nuovi posti auto non si creino parcheggi a pagamento, questo per non dipingere di tratti liberisti quello che è un intervento sociale a tutela del residenti della zona.

Data la vicinanza al centro, un parcheggio a pagamento trasformerebbe via Accademia Labronica nell'ennesimo parcheggio di prossimità, inadatto alla zona in termini di posti, di traffico e di maggiore inquinamento.

Ennesima dimostrazione della bontà della politica fatta sul territorio, dove neanche il miglior tecnico del comune ne può sapere quanto un residente. Sono emerse altre criticità, come il mancato completamento degli scivoli per i disabili (mancano alcuni scivoli nelle prospicenze di quelli realizzati!). Si potrebbero inoltre destinare alcuni stalli ai parcheggi per le due ruote, che oggi mancano completamente e che, nel conseguente Far-West, spingono ognuno a fare come meglio crede.

Segue il testo dell'Atto, redatto a quattro mani col compagno Cocchella.

clicca per ingrandire


Aggiornamento: Qui per sapere com'è andata a finire.



hashtag
#SelLivorno

Fonte
Gruppo consilare SEL
Circoscrizione 3 Livorno

@andreapetrocchi

13 aprile 2013

La crisi, Cappuccetto Rosso e la Destra

Verrebbe da chiedersi come mai la crisi economica e il conseguente impoverimento della classe media non abbiano prodotto a destra risultati di rilievo in termini elettorali.

Se è vero che buona parte del merito della sorprendente tenuta va agli spot berlusconiani sul rimborso dell'Imu, è altrettanto vero che questa risposta, spogliata delle sue connotazioni di cronaca, ci mostra radici più profonde.

Come si giunge al paradosso secondo cui una buona parte delle masse dei nuovi poveri salta lo steccato correndo fra le braccia del nemico, invece di votare per lo schieramento politico espressione delle loro necessità, laddove il nemico è la destra dei proprietari e i tuoi sono le sinistre al netto del Pd?

Questo errore deriva da una sorta di asimmetria informativa, in cui, come nella famosa favola de fratelli Grimm, la destra è il lupo che si veste nei panni rassicuranti della nonnina per ghermire Cappuccetto Rosso. Il lupo sa di essere il predatore, mentre l'elettore ignora il suo status di preda, e questa ignoranza è l'asimmetria.

Perché in qualunque posto al mondo destra significa liberismo, che vuol dire privatizzazioni, necessità opposte a quelle delle masse in impoverimento.

Quello che andrebbe spiegato a chi ha votato Berlusconi è che se questo avesse trovato i consensi di cui per fortuna non è mai riuscito a beneficiare, ci avrebbe messo poco a privatizzare istruzione e sanità. Quanti dei suddetti elettori hanno i soldi per la polizza sanitaria, o per mandare i figli alla scuola privata? Non i nuovi poveri.

Chiediamoci invece cos'abbia portato la destra a riscuotere questo consenso e cosa contribuisca a questa asimmetria.

Nei sistemi democratici occidentali a un vertice di tot "ricchi", riscontrabili in quelli che oggi non sentono la crisi, corrisponde una base molto più ampia di quelli che oggi la crisi la sentono forte e chiaro, e dato che in democrazia una testa equivale a un voto, in un sistema pienamente democratico la base della piramide sociale sarebbe riuscita a rovesciare il potere già svariati anni fa. La cosa è invece riuscita solo alcune volte e sempre per vie rivoluzionarie.

Il sistema si tutela lanciando i suoi anticorpi, una fitta cortina di fumo che ottenebra la distinzione fra diritti e favori, l'istituzione della figura dei leader al posto dei partiti delle ideologie e quella della logica del tifoso dei vari leader al posto della fredda consapevolezza della propria impronta idelogica, l'istruzione al disincanto verso i procedimenti della cosa pubblica in generale posta al fine di generare distacco, episodi sempre conditi con l'ipocrisia della propaganda e della finta equidistanza, quella del buffetto all'amico mentre per il nemico la macchina del fango. I recinti mentali della borghesia, quelli della religione, quelli dell'arrivismo al posto della coesione, dell'esclusione al posto dell'inclusione, vomitevoli incitazioni al consumismo, la mancanza nelle scuole della istruzione alle basi della consapevolezza del proprio essere democratico.

Tutto pare fatto apposta per distogliere e smarrire, ed è posto davanti a noi, un monolito più nero di quello di  Kubrik, tanto grande da non essere percepito.

Il fine del sistema oggi è evitare la saldatura fra poveri vecchi e nuovi, sono le logiche millenarie del "panem et circenses" e del "divide et impera".

hashtag
#cantieresinistra

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@andreapetrocchi

9 aprile 2013

[...]


08/04/2013:
"Oggi è un grande giorno per i minatori britannici."
- David Hopper, segretario generale della Durham Miners Association


Aggiornamento...e a Brixton si brinda.

Aggiornamento II da leggere il sagace commento di Ken Loach (via Gilioli)


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7 aprile 2013

Il grande boh

C'è quello che resta per fare da collante, quello che non si vuole coalizzare con nessuno, quello che ci prova e ci riprova. 

Intanto però, con grande soddisfazione dei nostri finanziatori esteri, quelli che comprano i nostri Btp, a Palazzo Chigi c'è ancora Monti. Niente di nuovo peraltro, un giochetto simile lo abbiamo già visto, in Belgio, due anni e mezzo senza governo.

Così che: quello che resta lo fa per lasciare in carica il governo Monti (ce lo ha messo lui, se si dimette perde la scusa del semestre bianco), quello che non si vuole coalizzare con nessuno lo fa per lasciare in carica il governo Monti (andarci a parlare poi, coi finanziatori esteri), e quello che ci prova e ci riprova lo fa per lasciare in carica il governo Monti (è in ballo quel poco di credibilità rimasta, ma un Monti al governo, un governo bipartisan Pd-Pdl, è cosa molto in traccia col piano Casini, quello elettorale).

Fanta politica?
   
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@andreapetrocchi

4 aprile 2013

Andiamo alle elezioni anticipate. Ce lo dice Matteo Renzi

Questo articolo è uscito su "Sinistra Ecologia e Libertà di Livorno"

La politica italiana di oggi vive giorni incerti, una situazione, quella uscita dalle elezioni, davvero molto imbarazzante.

In questo stallo, dove nemmeno il presidente della Repubblica osa muovere un pelo, nel panorama dei politici italiani una carta è appena uscita dal mazzo.

La carta in questione è quella di Matteo Renzi, e la sua fuga in solitaria ci suggerisce alcune riflessioni:

Innanzi tutto quello che di questa fuga fa da sfondo, il mainstream, fra tutte le cime dalle quali proferire il proprio dogma è stato scelto il picco più visibile, il programma "Amici".

Sempre riguardo lo sfondo: il famoso teorema della sciampista di Chicago (quella che fa vincere le elezioni ai presidenti americani), l'apparizione è avvenuta nel programma nazional popolare per antonomasia, si è scelto quindi di intercettare l'italiano medio, meramente il livello sul quale, in chiave elettorale, si addensa il maggior numero dei cervelli del nostro stivale, gente che, per nostra grande sfortuna (e con grande colpa dello Stato) guarda le puntate della De Filippi, e lo fa come quella mucca che guarda sfilare il treno che passa oltre la staccionata (cit. S.Ventura, che a sua volta l'avrà ripresa da qualche parte).

Tanto per dire, se il livello medio italiano fosse stato sintonizzato sui Wu-Ming l'economia tedesca ci farebbe un baffo, e il famoso spread sul Bund sarebbe girato al contrario, perché la gente avrebbe votato con coscienza.

Punto terzo: l'apparenza, come si è vestito e le ovvietà prodigate dal nostro durante il programma. L'apparizione di Matteo Renzi da "Amici" è stata ben organizzata, tutto è stato tarato sulla platea televisiva.

Il fine: che cosa ha mosso gli spin doctor di Renzi? L'essere giunti a constatazione che lo stallo istituzionale ha buone possibilità di sfociare in elezioni anticipate, e in questa ottica la tattica migliore da giocare è l'anticipo (come dicono gli americani, il primo ad arrivare sul mercato avrà maggiore visibilità).

Fino a qui è tattica, nel senso che questo anticipo poteva essere giocato in molti modi diversi.

La politica riguarda invece il come si è deciso di giocare questa opportunità, cosa che abbiamo appena analizzato.

Altro suggerimento: il puntare sulle apparenze, lo scegliere la via dell'elettorato "molle", lo spacciarsi come un loro simile, è una evidenza tacheriana, al di la delle sedicenze, siamo parecchio a destra, non sarà il giovane Renzi quello che ci strapperà dall'orribile refrain degli anni ottanta (e comunque anche Hitler è stato giovane, meglio girare alla larga da questa sinapsi che collega i politici sulla trentina alla buona politica, Chewbecca sta a Ian Solo come Renzi sta al padre democristiano).

Ultimissimo spunto di riflessione: la comparsata su "Amici" è stata consentita e quindi congeniata. Se davvero avesse leso gli interessi politici della proprietà della emittente col cavolo che il nostro giovane rampollo sarebbe apparso dov'è apparso. Questa cosa dovrebbe far meditare molti.

Dal porta a porta col camper alle interviste a effetto in Tv, Renzi importa in Italia il peggior marketing politico a stelle e strisce (roba pesantissima), e miete consensi.

Il peggiore degli scenari possibili si staglia cupo sull'orizzonte, Renzi parla al ventre molle dell'italia, quello stesso serbatoio di voti che ha garantito a Berlusconi anni di prosperità politica. E' il ventre bovino, tanto capiente da garantire il prossimo ticket per Palazzo Chigi.

Che la figura politica di Matteo Renzi, con tutto ciò che ci sta dietro, con gli americanismi, le dottrine tacheriane, l'alveo berlusconista, riesca a raggiungere la sua vetta è cosa ahimè assai probabile.

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#MatteoRenzi
#politica

Fonte

@andreapetrocchi