3 febbraio 2014

Il diritto dell'embrione a non esistere se non voluto

Non è possibile assumere una posizione netta su un tema forte come quello dell'aborto.

Su questo argomento la posizione più saggia secondo me è quella descritta da David Foster Wallace in "Considera l'aragosta" (Einaudi) secondo cui si deve essere soggettivamente contrari e oggettivamente favorevoli, nel primo caso perché, nella malaugurata ipotesi di vivere questa scelta in prima persona, va riconosciuto il diritto della parte più debole, che è l'embrione, con buona pace di chi asserisce che questo non vivendo ancora di una vita propria non abbia maturato il diritto di essere considerato una parte in causa, potenzialità che invece in base a una mia convinzione egli assume col divenirla certamente se non disturbato.

Oggettivamente favorevole invece perché sicuramente la vita propone casi in cui chi è il soggetto di tale scelta matura sicuramente più diritti del sottoscritto a dire la sua.

Dando per scontata la bontà di quanto detto circa la mia soggettività trovo derimente, al fine di arrivare ad una oggettivizzazione di quanto detto il focalizzare bene il diritto dell'embrione, che in una situazione del genere è quello a non esistere se non voluto.

Possiamo noi oggi garantire questo diritto? Certamente si, alfabetizzando la coppia etero all'uso degli anti concezionali, informando la donna, parte debole, circa la gestione o quanto meno la pretesa di questi strumenti, essendo l'aborto ben lontano dal colpo di spugna sopra a un errore compiuto, perché la donna che compie questa scelta prende la strada del paragone fra quanto è e quanto sarebbe potuto essere e invece non è stato, paragone che le sarà fedele convivente per i restanti periodi della sua vita.

Il fatto stesso che continui ad esistere la fattispecie aborto è la garanzia che questa alfabetizzazione è lungi dall'essere compiuta, e non potrebbe essere altrimenti, stante il completo disinteresse dei media, mentre l'educazione sessuale nelle scuole pare sia addirittura osteggiata da molti genitori, le stesse persone che tengono la mano alla figlia esanime nel letto dell'ospedale.

Mi domando cosa possa spingere questa disinformazione, questo tacciare di peccato quello che da una parte è un diritto e dall'altra una libertà, e mi ritrovo di nuovo davanti alla stessa falce, rammentandomi la posizione della chiesa cattolica sugli anti concezionali, cosa che metto in parallelo con la presa di questa lobby sulla nostra comunità, su chi ci governa, quindi sul mainstream e a ritroso fino a questa mancanza di informazione e al continuo ricorrere alla pratica dell'aborto.

Andrea Petrocchi

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